Rossano Sportiello - Premio Valenza Jazz 2016
(commento alla motivazione del premio a cura di Guido Michelone)
Da tempo il
quarantaduenne da Vigevano Rossano Sportiello si conferma tra migliori pianisti
jazz di ascendenza classica e tradizionale; egli si pone senza dubbio, quale
straordinario virtuoso nel mondo intero, grazie a virtù oggettive: la
formidabile tecnica, il senso profondo sia dello swing sia del blues e
soprattutto l’innata capacità di reinterpretare i brani celebri della storia
del jazz dei primi cinquant’anni.
Per queste ragioni Sportiello diventa subito
famoso negli Stati Uniti, forse molto più che in Italia, benché in patria cominci
a suonare il pianoforte a nove anni, diplomandosi a ventidue in pianoforte
classico al Conservatorio Verdi di Milano nel 1996.
Ma il debutto
professionale avviene sedicenne, mentre a diciotto è accolto come membro nella
famosa Milano Jazz Gang con la quale va subito in tournée a porgere il
dixieland revival in tutta Europa facendosi conoscere e apprezzare tanto come
accompagnatore quanto nei panni del solista; e da allora Rossano suona accanto
ai più importanti e blasonati musicisti tricolore di stile hot, swing,
mainstream: Carlo Bagnoli, Paolo Tomelleri, Lino Patruno, Henghel Gualdi,
Gianni Basso, Tullio De Piscopo, Luciano Milanese e Gianni Sanjust.
Nel 2000
Sportiello incontra il grande pianista afroamericano Barry Harris il quale diviene
suo mentore e tutor, assecondandolo nello sviluppo di un pianismo ispirato in
maniera originale e convincente a maestri del passato - Fats Waller, Teddy
Wilson, Art Tatum, Count Basie, Earl Hines, Ellis Larkins - sebbene il riferimento
essenziali resti per Rossano l’eclettico Ralph Sutton. Esordio internazionale
del ‘vigevanese’ avviene quindi al festival di Ascona dapprima nella big band
di Tomelleri, quindi nel 2002 assieme all’International Swing Party, formazione
blasonata del trombonista Dan Barrett: da allora è spessissimo invitato, anche
in piano solo, alle diverse edizioni della kermesse, mentre è lo stesso Barrett
a produrgli il primo disco.
Sportiello
quindi suona per la prima volta negli Stati Uniti nel 2003, dove pubblica
l’ottimo Moonshadow. Due anni dopo, invece, grazie al disco Piano On
My Mind, vince il Prix du Jazz Classique della prestigiosa Académie du Jazz
francese. Profondamente attratto dalla cultura americana e in parte deluso dal
trattamento riservato in Italia al jazz non avanguardista Sportiello nel 2007
si trasferisce a New York dove sposa la scrittrice Lala Moore e dove può collaborare
con una miriade di colleghi di fama planetaria: Slide Hampton, Clark Terry,
Barry Harris, Dan Barrett, Kenny Davern, Bucky Pizzarelli, Bob Wilber, Warren
Vaché, Bob Cranshaw, Mickey Roker, Harry Allen, Howard Alden, Joe Wilder, Eddie
Locke, Joe LaBarbera, Scott Hamilton, Jake Hanna, Houston Person, Bill Charlap
e Dick Hyman, per citarne solo alcuni.
Da allora a oggi
Rossano nella Grande Mela riesce a suonare al Blue Note, al Lincoln Center,
alla Carnegie Hall e in tanti famosi jazz club. Registra inoltre diversi CD a nome
proprio in piano solo e altri in piccole o grandi band sia da leader sia da
comprimario. Come pianista jazz insomma eccelle tanto nel solismo quanto
nell’accompagnamento per via di una statura tecnica e conoscitiva che durante
una stessa performance è in grado di riprendere e accostare virtuosisticamente
brani eterogenei o diversi per epoche e stili.
In conclusione il premio a Sportiello va a un artista che rappresenta una felice sintesi di mezzo
secolo di evoluzione jazzistica ispirandosi creativamente a tutto quanto accaduto
da fine Ottocento alla metà del XX secolo tra ragtime, barrelhouse, stride,
trumpet-styles, boogie woogie. come si può apprezzare anche solo gli utltini
album It's A Good Day, I Walk With Music: The Hoagy Carmichael Songbook, Round Midnight, Live
At The Jazz Corner, Conversations: The Johnny Burke Songbook, talvolta in compagnia dell’eccellente
vocalist australiana Niki Parrott.
Insomma
il premio 2016 assegnato dall'Associazione Amici del Jazz di Valenza arriva a
consacrare definitivamente l'arte e la musica di un pianista riconosciuto e
amato in tutto il mondo, ma che paradossalmente trova ancora qualche difficoltà
a farsi accettare da una critica italiana settaria e presuntuosa, che è magari
lesta nell'esaltare lo sperimentalista di turno, ma refrattaria nel giudicare
positivamente chi, come appunto Rossano Sportiello, padroneggia magnificamente
l'intera gamma del pianismo jazzistico dalle remote origini fino ai nostri
giorni.
Il jazzman infine, forse da sempre, si ritaglia uno spazio
originalissimo nel panorama jazz internazionale, essendo tra i pochi (o forse
l'unico con tale destrezza) a suonare e interpretare gli stili del passato: le
mani scorrono lungo la tastiera via via a ritmo sincopato con un tocco
raffinatissimo vicino anche alla musica classica, che del resto conosce assai
bene.
Un premio dunque al coraggio di riproporre con il giusto modernismo le
sonorità che rappresentano il mito e la leggenda del jazz medesimo.